Il 4 Luglio 2012 si terrà una conferenza dal nome ‘Nativi digitali ed emergenza educativa‘ a Roma. L’incontro è organizzato dal Censis.
Uno potrebbe dire: INTERESSANTE. Invece no, perchè secondo me manca una parte fondamentale. Si parla di ‘nativi digitali’ senza di loro.
A parte il fatto che il termine ‘nativo digitale‘ ha un uso e abuso senza senso il più delle volte, mi chiedo come sia possibile che questa conferenza non veda come PROTAGONISTI i ragazzi che con il pc o con internet o con l’ipad o con i cellulari interagiscono in modo diverso da coloro che invece presenzieranno alla conferenza.
Certo, è un incontro volto a presentare una marea di dati – tra l’altro vorrei essere presente per vedere le presentazioni PPT di questi interventi, sicuramente di una noia mortale -, ma non sarebbe meglio creare delle tavole rotonde aperte dove le discussioni tra giovani e meno giovani sono le protagoniste, e non delle percentuali e dei dati che nel 2012 annoiano prima di tutto quei ‘nativi digitali’ di cui tanto volete parlare?
Saranno presenti: Giuseppe Scopelliti (classe 1966), Giuseppe Roma (classe 1949), Francesco Profumo (classe 1953), Mario Caligiuri (classe 1960), Tonino Cantelmi (classe 1962), Anna Costabile (classe 1957), Tullio De Mauro (classe 1932), Giuseppe O. Longo (classe 1941), Riccardo Luna (classe 1965), Mario Morcellini (classe 1946), Raffaele Simone (classe 1944), Marco Zamperini (classe 1963), Luca De Biase (classe 1956), Giuseppe De Rita (classe 1932).
Sicuramente tutte persone con esperienza, ed alcuni di loro li ammiro anche.
Ma siamo sicuri che l’emergenza educativa si possa veramente riassumere in dati, in statistiche? Che senso hanno questi incontri che non sono certo atti a risolvere qualcosa ma sono fatti solo per sentire delle persone distanti dal mondo di cui si sta parlando?
E come se non bastasse, al termine della pagina ufficiale dell’incontro c’è scritto: ‘Si ricorda che per gli uomini sono richieste giacca e cravatta’.
Davvero, nel 2012 ? Poi ci stupiamo del fatto che l’Italia sia un paese vecchio.